Dalla perdita alla vocazione: un viaggio nella tanatoestetica.
Ricordo ancora con nitidezza il giorno della perdita di una mia zia: avevo solo cinque anni, ero molto affezionato a lei e il lutto mi colpì profondamente. In paese, mia nonna era la persona che si occupava normalmente della vestizione dei defunti. Quella fu la prima volta in cui la vidi all’opera, e ne rimasi affascinato.
La scoperta di una vocazione
Fu proprio da quell’esperienza che nacque in me un profondo rispetto per la morte e una curiosità per tutto ciò che riguardava l’ultimo saluto. Chiesi a mia nonna di poterla accompagnare quando avrebbe dovuto fare altre vestizioni e lei, con infinita pazienza, me lo permise e mi spiegò l’importanza di ogni gesto. Andare con lei era come entrare in un mondo a parte, fatto di silenzi, pace e un’atmosfera carica di sacralità.
Osservando mia nonna, capii che la vestizione della salma non era un semplice atto tecnico, ma un gesto d’amore verso il defunto e di conforto per i suoi cari. In quei gesti lenti e delicati, trovai una pace che non avevo mai provato prima. Fu così che nacque in me la consapevolezza di aver trovato la mia strada.
Dalla perdita, un’eredità di umanità
Nel nostro piccolo paese, il legame della comunità era molto forte. Ognuno, secondo le proprie possibilità, contribuiva a rendere l’ultimo saluto ai defunti un momento di raccoglimento, vicinanza e di condivisione del dolore. La vestizione della salma era un atto di umanità, un modo per onorare la memoria di chi ci aveva lasciato.
La tanatoestetica, una missione
Oggi, che svolgo questo lavoro con professionalità e passione, sento ancora viva l’emozione di quei primi incontri. La tanatoestetica, per me, non è solo un mestiere, ma una missione. È l’opportunità di offrire un ultimo saluto dignitoso ai nostri cari, di accompagnarli a fare il loro ultimo viaggio nel modo più sereno possibile.
Sono grato a mia nonna per avermi trasmesso il valore della tradizione e l’importanza di rispettare il ciclo della vita. Grazie a lei, ho imparato a vedere la morte non come una fine, ma come una nuova fase di un percorso più ampio.
Il dolore per la perdita può diventare un “trampolino di lancio”?
In un mondo sempre più frenetico, è importante ritrovare il tempo per fermarsi e riflettere sul senso della vita e della morte. La tanatoestetica ci invita a farlo, ricordandoci che ogni esistenza è unica e merita di essere celebrata.
La perdita di mia zia è stato un evento doloroso, ma mi ha portato a scoprire una vocazione che mi ha arricchito profondamente. La tanatoestetica è per me un modo per onorare la memoria dei defunti e accompagnare le famiglie nel loro lutto, offrendo un ultimo saluto degno e rispettoso.